In una referenza profetica al Signore Gesù in Isaia 50:4, leggiamo, “Ogni mattina, Egli (il Padre) mi sveglia e mi permette di comprendere la Sua volontà.” (Trad. Ita.) Questa era l’abitudine di Gesù. Ascoltava la voce di Suo Padre dal primo mattino, attraverso tutta la giornata e faceva esattamente quello che Suo Padre gli diceva di fare. Non discuteva con uomini per decidere cosa fare, ma aveva incontri di preghiera con Suo Padre. I Cristiani che vivono secondo la propria volontà pianificano attraverso riunioni con uomini. I Cristiani spirituali attendono di sentire Dio.
Nella propria vita Gesù dava la priorità alla preghiera. Spesso si ritirava in luoghi deserti e pregava (Vangelo secondo Luca 5:16). Una volta passò un’intera notte a pregare per conoscere la volontà di Suo Padre nella scelta dei dodici discepoli (Vangelo secondo Luca 6:12, 13). Il Cristiano che ancora ha il governo sulla sua vita considera il tempo speso nell’attesa di Dio, come tempo perso, e prega solamente per alleviare la propria coscienza. La preghiera non è una necessità irrinunciabile nella sua vita, perché confida in sé stesso. L’uomo spirituale invece, è costantemente dipendente da Dio per ogni necessità, ed è dunque spinto alla preghiera per pura necessità.
Gesù viveva a motivo del Padre (Vangelo secondo Giovanni 7:57). Per Gesù, la parola di Dio era più importante del cibo (Vangelo secondo Matteo 4.4). Doveva ricevere la Parola di Dio molte volte al giorno direttamente dal Padre. Una volta ricevuta, Gesù obbediva. Anche l’obbedienza era per Gesù più importante del Suo cibo quotidiano (Vangelo secondo Giovanni 4:34). Gesù viveva in totale dipendenza dal Padre. La Sua attitudine durante la giornata era questa, “Padre, parla, sto ascoltando.”
Considerate il Suo scacciare i cambiavalute dal tempio. Devono esserci state molte occasioni in cui Gesù si era trovato nel tempio con loro, dove non li cacciò. Lo fece solamente quando fu spinto da Suo Padre a farlo. Il Cristiano guidato da sé stesso preferirebbe cacciarli in continuazione o proprio non farlo. Colui che invece è guidato da Dio, sa, se, quando e come agire.
Ci sono state molte cose buone che Gesù avrebbe potuto fare ma che non ha mai fatto perché erano fuori dalla volontà di Suo Padre per Lui. Gesù era sempre impegnato a fare le cose migliori. E queste erano abbastanza. Non è venuto sulla terra per fare cose buone, bensì per fare la volontà di Suo Padre.
“Non sapevate che dovevo essere nelle cose del Padre Mio” chiese a Giuseppe e Maria all’età di dodici anni ( Vangelo secondo Luca 2:29 – YLT Versione Young’s Literal Translation). Erano le sole cose che gli interessava realizzare. Quando arrivò alla fine dei suoi 33 anni e mezzo sulla terra, poteva dire con reale soddisfazione, “Padre, ho compiuto l’opera che TU mi hai dato da fare” (Vangelo secondo Giovanni 17:4).
Non aveva fatto il giro del mondo, non aveva scritto alcun libro, i Suoi seguaci erano pochi, c'erano ancora molti bisogni non soddisfatti in molte parti del mondo, ecc. Ma aveva portato a termine l'opera che il Padre gli aveva assegnato. Questo, e solo questo, conta in definitiva.
Mentre era sulla terra, Gesù si è fatto servitore del Dio a capo dei cieli e della terra. E “la cosa più importante di un servitore è che fa proprio quello che il suo padrone gli dice di fare” ( Prima Lettera ai Corinzi – Trad. Ita. Versione Bibbia Living). Ha speso la Sua vita ad ascoltare Suo Padre, in questo modo ha compiuto tutta la volontà di Suo Padre, senza perdersi in futilità e senza impegni che sarebbero dei buchi nell’acqua. Ha messo a morte il Suo essere in governo della propria vita. Nella vita di Gesù al suo ‘io’ non fu mai concesso di prendere le decisioni, ma era lo Spirito del Padre a prenderle.