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I capitoli 14 e 15 della Lettera ai Romani parlano dell’accettazione reciproca nel Corpo di Cristo. Come credenti, non la pensiamo allo stesso modo in ogni argomento. Un giorno, quando Cristo ritornerà e le nostre menti diventeranno perfette, saremo d’accordo al 100% su ogni dottrina e riconosceremo cosa sia la vera spiritualità e cosa invece proviene dalla nostra emotività e dalla mondanità. Ora però abbiamo tutti opinioni differenti su queste questioni, perché anche se siamo sinceri e senza riserve, le nostre menti sono ancora deformate dall’effetto del peccato. Nessuno ha una comprensione perfettamente chiara di nulla. Vediamo tutto come in uno specchio in modo oscuro (Prima Lettera ai Corinzi 13:12). Quando vediamo dunque qualcosa di diverso negli altri, non dovremmo essere cocciuti ed immaginare di essere nella ragione mentre gli altri nel torto. Questo è come si insinuano le divisioni nel Corpo di Cristo. Ci sono chiare e importanti verità nelle Scritture – specialmente quelle che riguardano la Persona e il lavoro di Cristo. Gesù Cristo è pienamente Dio e pienamente uomo, morto per i peccati del mondo e risorto, come unica via d’accesso a Dio Padre. Su queste dottrine non cediamo di un millimetro. Ma ci sono altre dottrine che non sono fondamentali.

Il battesimo in acqua, sebbene non sia essenziale per la salvezza, è comunque una dottrina importante per le chiese locali. Per chi crede nel battesimo dei bambini, sarà impossibile lavorare nella stessa chiesa con un’altra persona che crede che il battesimo dei bambini non sia scritturale – perché si scontreranno costantemente. Ma anche se non siamo in grado di lavorare con questi fratelli, dobbiamo comunque accettarli come fratelli in Cristo, se sono nati di nuovo – perché Dio li ha accettati. Possiamo avere comunione anche se non possiamo lavorarci. La tragedia di oggi è che molti credenti sentono che, se non possono lavorare con una persona, non possono nemmeno aver comunione con questa persona. È qui che entrano in gioco i Capitoli 14 e 15.

Vedete un fratello debole in fede? Accettatelo. Come lo dovreste accettare? “Come Cristo ha accolto voi” (Lettera ai Romani 15:7). Cristo vi ha forse accettato mentre eravate perfetti? No. E allora perché vi aspettate che vostro fratello sia perfetto prima di accettarlo? Quanto eravamo tutti deboli e stolti il giorno che siamo nati di nuovo. Non sapevamo niente di Dio ed eravamo sconfitti dal peccato. Nonostante questo, il Signore ci ha accettati. Ha visto molte cose sbagliate in noi, ma ci ha comunque accettati. Se non accettiamo gli altri che Dio invece ha accolto, siamo orgogliosi e pensiamo di essere più spirituali di Dio! Questo è come nascono le sette – non solo attraverso dottrine sbagliate, ma anche attraverso atteggiamenti sbagliati nei confronti degli altri figli di Dio. Non dobbiamo fare delle nostre regole e leggi futili la base per accettare gli altri membri del Corpo di Cristo.

“Perché giudichi tuo fratello?” (Lettera ai Romani 14:10a). Questa è un’azione esteriore. “Perché guardi tuo fratello con disprezzo” (Lettera ai Romani 14:10b). Questa è un’attitudine interna. Dobbiamo evitarle entrambe. Quando i nostri cuori sono allargati per accettare tutti coloro che son stati accettati da Dio, proprio come sono, allora arriviamo al culmine del messaggio del vangelo. “Di un solo animo (con altri nel Corpo di Cristo) e d’una stessa bocca glorifichiate Dio” (Lettera ai Romani 15:6).

L’ultimo capitolo, Romani 16 include i saluti di Paolo a diversi credenti di Roma. Nella chiesa romana, c’erano 5 chiese domestiche (versi 5-15). Non si incontravano tutti in una sala come una grande chiesa. La chiesa di Roma era molto grande, ma si incontravano in case diverse suddivisi in piccoli gruppi. Anche se Paolo non era mai stato a Roma, era interessato a conoscere le diverse persone della chiesa e a salutarle.

Infine: L’espressione “l’obbedienza alla fede” (Lettera ai Romani 16:26) ricorre qui alla fine di questa lettera come all’inizio. Dio aveva dato a Paolo la chiamata a condurre le persone non solo alla fede, ma anche all’obbedienza di ciò che credevano. La fede senza le opere dell’obbedienza è una fede morta – come un corpo senza vita. Sotto l’antico patto, l’enfasi era sull’obbedienza. Sotto il nuovo patto, è sull’obbedienza della fede. Ora obbediamo Dio sapendo che ogni comandamento viene da un Padre amorevole ed è studiato per il nostro meglio.